da il Riformista del 10 febbraio 2008 di Francesco De Leo
«Allah o Akbar! Allah o Akbar!» il grido che riecheggiava per la città di Teheran alle 21,00 iraniane di ieri sera. Da ore la tv invitava la gente a urlarlo, dalle finestre, dai balconi, per strada. Allo stesso momento, tutti insieme, per vivere uniti la notte della vigilia della celebrazione dei trent`anni della rivoluzione.
A Teheran non c`è più neve. Oggi ci sarà il sole a riscaldare i tantissimi partecipanti alla grande manifestazione che ricorderà il primo giorno dei trent`anni di storia rivoluzionaria del Paese. Ci sarà il Presidente Ahmadinejad ad accoglierli dal palco montato nella maestosa Piazza Azadi. «Riempirà le strade della città. La gente si muoverà da tutti i punti di Tehran per confluire nella piazza e saranno più di un milione», mi dice Ilassan Farhadi, un importante giornalista radiofonico della radio nazionale iraniana.
Tra sfilate dell`Esercito e dei Pasdaran, slogan e discorsi, il discorso di Ahmadinejad sarà il clou dell`evento. «E difficile anticiparne i contenuti», mi dice Hassan. Poi si arresta e grattandosi la barba, azzarda «bah ...mi aspetto qualcosa sul rapporto con gli Stati Uniti, ma chi può dirlo».
Per i conservatori non sarà una festa completa, l`avevano preparata pensando i riformisti allo sbando, la onoreranno in compagnia di un`ingombrante presenza. Tra due giorni e quattro mesi gli iraniani sceglieranno il loro decimo presidente e tra i candidati ci sarà Khatami, che ha pensato bene di annunciare la sua candidatura due giorni fa. «La sua epoca», prosegue il giornalista dell`Irib, «è ricordata per tre cose importanti. Un periodo di grande prestigio internazionale per il Paese, buono dal punto di vista economico, caratterizzato da grande libertà d`espressione. «Sono tre temi», dice Ilassan «che rappresentano il tallone d`Achille dell`Amministrazione attuale». «An Mard Amad!«, «Quell`uomo è arrivato!», titolava ieri La Cultura della Riconciliazione un piccolo giornale riformista. Nelle edicole sono quasi completamente sparite le tracce di stampa anti governativa e bisogna accontentarsi di fogli minori con pochissima tiratura. Le testate conservatrici poi riservano alla notizia pochissima importanza ed anche la tv non dimostra una migliore considerazione per la scelta dell`ex Presidente.
Khatami è per tante cose lontano dal suo prossimo avversario Ahmadinejad, ma la diversa importanza data alla cultura rappresenta senza dubbio la differenza sostanziale. Promise l`allargamento della democrazia, le riforme, il coinvolgimento di tutti gli iraniani nel processo di decisione politica. I diritti delle donne e il futuro dei giovani, le parti più accattivanti e ambiziose del suo programma. Traghettò la politica estera del suo Paese in una nuova fase, spostandola dalla logica del confronto a quella della conciliazione. Non tutto gli riuscì, non terminò il suo lavoro, non tutte le promesse furono mantenute. In tanti ha lasciato delusione, in molti rimpianto. Gli intellettuali, gli artisti, gli studenti erano i suoi interlocutori e forse questa fu la sua più grande debolezza, era una illuminata minoranza e lui non fu mai un populista. Quando quell`uomo è arrivato domenica pomeriggio in Via Gheitarieh, al nord di Tehran, nella sede dell`Associazione dei Clerici Combattenti, luogo scelto per il suo annuncio, pareva in gran forma. Sceso da una Peugeot blu notte tirata a lucido, vestito di gran pregio, aveva la barba curatissima ad incorniciare il suo solito sorriso. Con il suo turbante nero entra da una porta secondaria salutando i giornalisti che lo aspettavano in strada. Ila appena cantato il muezzin, è l`ora della preghiera pomeridiana, si ritira negli uffici dell`Associazione. In sala va a sedersi a destra del palco. Sono in piedi di fronte a lui, assieme a un folto gruppo di fotografi. Il rumore degli scatti è molto forte. E un attimo. Si incrociano i nostri sguardi, superando la barriera della sicurezza. Nei suoi occhi prima attenzione, poi curiosità, forse per la giacca e la cravatta che mi rendono così diverso dagli altri. Un sorriso affettuoso, il braccio sul petto in segno di saluto, istintivamente gli vado incontro stringendogli la mano. «Welcome in Iran», mi dice sorridente (nella foto Khatami con l`autore ndr). Gli ricordo di averlo incontrato a Roma in occasione del suo ultimo viaggio italiano. «I remember you...now», mi risponde. Torno al mio posto mentre lo sento dire «italian... italian», ad un mullah che è al suo fianco. Di lì a dieci minuti le agenzie si scateneranno. «Mi candido per far rialzare la testa all`Iran e lo faccio nei giorni in cui si ricorda la nostra rivoluzione». E l`apoteosi tra i giovani giornalisti. Si va via. Saluto la giornalista.«Quando parlava... e la comunità internazionale lo ascoltava ... ci rendeva orgogliosi di essere iraniani». La battaglia con Ahmadinejad è appena cominciata.
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