da il Riformista del 27 gennaio 2009 di Francesco De Leo
“Direct diplomacy with Iran”. Questa l’importante affermazione del neo ambasciatore americano alle Nazioni Unite, Susan Rice, che nel giorno della presentazione delle sue credenziali al segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon ha preannunciato un clamoroso cambio di rotta nella politica americana con l’Iran. “Cercheremo di impegnarci in una forte diplomazia che includa anche quella diretta con l’Iran”, ha detto la Rice, scambiando alcune battute con i giornalisti, dopo il lungo incontro duranto tre ore con Ban Ki Moon.
L’Amministrazione Obama insomma, a trent’anni dalla rivoluzione islamica che coincise con l’interruzione di ogni relazione diplomatica tra i due paesi, tornerebbe ad aprire contatti diretti con l’Iran senza precondizioni, allontanandosi sostanzialmente dalla politica di Bush che pretendeva, che prima di negoziare, l’Iran congelasse le attività di arricchimento dell’uranio. “Vigorous” però l’altro aggettivo utilizzato dall’ambasciatore americano nel parlare di diplomazia, confermando senza esitazioni “la collaborazione continua e la partnership” con i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e la Germania, impegnati nelle lunghe ed estenuanti trattative sulla questione nucleare iraniana. In attesa delle prime reazioni iraniane su questo rilevante passo in avanti degli Stati Uniti d’America, una cattiva notizia per gli ayatollah arriva dai ministri degli Esteri dei Ventisette Paesi dell’Unione Europea. I Muhajeddin del Popolo (Pmoi), l’organizzazione di opposizione alla Repubblica Islamica d’Iran è stata cancellata dalla lista nera delle organizzazioni terroristiche. La decisione, comunicata ieri dalla presidenza ceca dell’Ue, è stata adottata come ‘punto A’, ossia senza discussione. I muhajeddin fondati nel 1965 con l’obiettivo di combattere lo Scià, diventarono acerrimi nemici del regime islamico con l’arrivo dell’Imam Khomeini e furono accusati di aver collaborato con Saddam Hussein durante gli otto terribili anni di guerra con l’Iraq. L’organizzazione che corona una battaglia legale durata tre anni, rimane al momento nelle liste di organizzazioni terroristiche di Usa e Canada. Una lista nera completamente diversa è quella preparata in queste ore dal ministero dell’Industria iraniana. A seguito dell’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza, si è inasprita una campagna lanciata la settimana scorsa contro la Coca-Cola e stilato un elenco di compagnie iraniane colpevoli di avere rapporti indiretti con Israele tramite società straniere. La settimana scorsa a Tehran si è svolta una manifestazione contro la Coca Cola e la Pepsi Cola e i manifestanti hanno esposto cartelli con la scritta “i sionisti controllano l’industria dei soft drink”. Dopo la caduta dello Shah nel 1979 gli stabilimenti in Iran furono nazionalizzati e da allora sulle tavole degli iraniani sono presenti bibite simili come la Zam e la Sassan, ma soprattutto l’alternativa islamica alla Coca Cola, la Mecca Cola.
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